L’invecchiamento. Il tempo che passa

Gli stadi evolutivi che una persona attraversa durante la vita sono numerosi: si passa dall’infanzia alla prima fanciullezza, per arrivare all’adolescenza e proseguire con la giovinezza sino all’età adulta, che sfocerà poi nell’età senile. Ogni stadio di sviluppo comprende dei compiti ben precisi che devono essere superati  e risolti  per poter passare alla fase successiva; anche le relazioni dipendono dalle fasi dello sviluppo: è così che nell’infanzia per esempio, la relazione principale è quella che si instaura tra madre e bambino, nell’adolescenza quella tra coetanei, nell’età senile invece le relazioni dovrebbero ricomprendere una moltitudine di persone, famigliari, amici di vecchia data, ex colleghi, compagni di gioco. Vorrei centrare la mia attenzione proprio su quest’ultima fase della vita, cioè l’età senile, quella che molti chiamano la fase dell’invecchiamento. 

…Rosa è una donna di quasi 80 anni: è sempre stata molto attiva e dinamica, ha cresciuto sette figli praticamente da sola, perchè il marito era fuori tutto il giorno per lavoro. Da giovane era una bellissima donna, con un viso dai lineamenti molto dolci e con un fisico armonioso e attraente nonostante le numerose gravidanze. Ha lavorato come cuoca, portinaia, cameriera, donne delle pulizie, non ha mai potuto studiare e questo a lei è sempre pesato. 

Mamma, moglie e donna eccezionale, premurosa, attenta e sensibile alle richieste del mondo circostante, ha dapprima accudito i suoi figli per poi dedicarsi, in età già avanzata, al marito ormai malato.  Ma dopo la sua morte, Rosa inizia a presentare diverse patologie, tutte rientranti nella normalità, visti ormai i suoi anni,   chi la conosce e passa con lei del tempo, può notare che l’attenzione inizia a calare, mentre parla, fatica a pronunciare alcune parole (le rimangono sulla punta della lingua); da un pò di tempo risponde in modo sgarbato e un pò nervoso, mette alla prova in continuazione i suoi figli con richieste e critiche continue sul loro operato sempre “inadeguato”, fino a portarli allo sfinimento. Praticamente non esce più, gli “acciacchi” sono sempre più invalidanti e la costringono a passare gran parte della giornata stesa a letto, dove, per la prima volta, è lei quella da accudire. Quando i nipoti vanno a trovarla però sembra un’altra persona, inizia a raccontare aneddoti anche molto divertenti, storie passate, dispensa consigli, sembra rinascere ogni volta….

Descrivere in poche righe la vita di una persona non è facile, quello che Rosa, come tante altre persone anziane, sta attraversando è il periodo forse più difficile nella vita: fare i conti con l’invecchiamento non è mai facile, accettare che la forza che si aveva un tempo non c’è più, come anche la pazienza e  l’elasticità mentale, pone un enorme sfida alla persona.

Con il termine “invecchiamento” mi riferisco all’ultima fase della vita che va dall’età adulta fino alla morte. Dal punto di vista organico c’è una riduzione e un indebolimento di alcune funzioni cognitive come attenzione, percezione, memoria, capacità di apprendimento. Ovviamente non bisogna generalizzare, sarà capitato a tutti di conoscere simpatici vecchietti con una memoria di ferro che ricordano date o episodi della loro vita e ne parlano con una naturalezza tale da stupirci, ma purtroppo un deterioramento cognitivo è impossibile da evitare: la memoria autobiografica è perfettamente conservata a discapito però di quella, ad esempio, semantica o a breve termine.

Anche il vedere il proprio corpo che cambia e si modifica può essere molto difficile: molti non riescono più a riconoscersi in quelle sembianze e vivono il resto della loro vita ricordando il passato non accettando il cambiamento che la natura ha portato. La depressione spesso caratterizza questa fase di vita: anziani che non vogliono più uscire da casa, che si isolano totalmente da ogni tipo di relazione esterna, anziani che perdono ogni tipo di interesse coltivato per tanti anni, anziani poco pazienti che passano gran parte del loro tempo da soli, per loro volontà.

La cosa che spesso manca o che in loro si affievolisce è la speranza, ormai dai lineamenti vaghi e comunque presente solo per progetti a breve termine; anche il progettare si modifica: ora si pensa a soddisfare i bropri bisogni primari, senza gurdare al futuro, difficile è pensare di programmare un viaggio o gite fuori porta, sia per la paura reale di non riuscire poi a realizzarli sia perchè modificare la routine e le abitudini non è così facile. Vivere la giornata nella routine spesso quasi patologica, può essere vista dagli altri come qualcosa di inconcepibile, ma di frequente gli anziani si rifugiano nella bellezza della quotidianeità per sentirsi più sicuri e tranquilli, ogni cambiamento può essere molto difficile da gestire, perchè richiede uno sforzo cognitivo, fisico e psicologico enorme.

E’ pur vero che culturamente viviamo in una società dove viene esaltata continuamente la bellezza fisica, il benessere e la salute a discapito  della vecchiaia che, seppur con le sue difficoltà, rimane una delle fasi più belle in quanto piena di esperienze di vita, di racconti straordinari, saggezza e virtù. Avete mai fatto caso alla bellezza di un bambino che osserva con stupore e meraviglia il proprio nonno mentre gli racconta la storia della sua vita?

L’adattamento a questa nuova situazione di vita rimane comunque condizionato dalla personalità. Persone che in giovane età hanno manifestato problemi psicologici, se non risolti li porteranno con sé anche nella vecchiaia così che rigidità, autoritarismo, insicurezza, passività o egocentrismo, con il trascorrere degli anni non si modificheranno ma anzi contribuiranno a rendere difficile l’ adattamento.

La psicoterapia con gli anziani richiede molta attenzione verso una moltitudine di fattori, ma rimane comunque possibile ed affascinante; bisogna saper considerare l’integrità delle funzioni cognitive principali, collocare la persona in una trama storica spesso molto diversa dalla nostra (vista la differenza di età), considerare le capacità di adattamento nell’adeguamento a situazioni nuove, come anche le possibilità di cambiamento. Spesso basta anche solo ascoltare, ascoltare in maniera attiva senza giudicare né entrare nelle loro vite con prepotenza….sono loro che in realtà hanno da insegnare qualcosa a noi…bisognerebbe solo saper fare un passo indietro e riconoscere che “spezzare” il loro equilibrio non è poi così sano e può essere anche molto rischioso.

Dott.ssa Serena Bernabè

Riceve su appuntamento a Roma
(+39) 349 2734192

Per approfondire:

De Beni R., “Psicologia dell’invecchiamento”, Il Mulino

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