La funzione paterna. Dalla diade madre bambino alla strutturazione della psiche

“Il padre fornisce al bambino una prospettiva ulteriore su se stesso e gli consente di pensare a se stesso in relazione ad un’altra persona.” (Fonagy, 2001)

Tutti i bambini vengono concepiti da una coppia e nella maggioranza dei casi vengono al mondo e crescono in una famiglia. È noto quanto sia speciale e di fondamentale importanza l’attaccamento del neonato alla madre nel primo anno di vita, quando mostra una totale dipendenza e totale necessità nel ricevere le cure di cui ha bisogno. Il rapporto fusionale tra madre e bambino permetterà al piccolo di godere delle stimolazioni sensoriali che lo porteranno ad avviare il suo percorso di crescita e così pian piano a riconoscere l’odore e la voce materna, i suoni, i volti e a reagire ai sorrisi. L’ amore della madre, la tenerezza e i gesti pieni di cure gli offrono la possibilità di vivere esperienze vitali che andranno a costituire la base per le  tante esperienze che farà.

Molti sono gli studi che si sono soffermati sulla relazione diadica madre bambino, ma in questo breve articolo vorrei soffermare l’attenzione sull’importanza che il padre riveste sotto molti punti di vista ed in particolare nella formazione dell’identità del figlio. In fondo non dobbiamo dimenticare che ogni infante nasce dalla coppia genitoriale, un uomo ed una donna interconnessi. Proprio per questo uno dei primi compiti che il padre deve svolgere, in particolar modo nei primissimi mesi di vita del bambino, è quello di stare accanto alla compagna, di rassicurarla e di accettare la nuova condizione che spesso lo pone in una situazione di attesa. È di fondamentale importanza che il padre acceda alle sue parti più femminili, che riguardano la sfera della cura e dell’accudimento e  le rivolga alla moglie, svolgendo una funzione di reverie, di sostegno e contenimento, così come la madre le rivolge al neonato. La donna infatti è completamente assorbita dal bambino e dai suoi bisogni ed ha lei stessa bisogno di essere sostenuta in una fase così delicata ed importante di vita.

La funzione del padre diviene così anche una funzione separatrice, che cerca di riportare a sé la compagna/madre ricostituendo il rapporto di coppia minato dal nuovo e forte legame simbiotico tra la madre e il nuovo nato. Non di rado, in effetti, si riscontrano situazioni in cui la diade madre bambino assorbe la madre in maniera così totale da fare in modo che il padre senta forte il senso di esclusione, così forte da portarlo ad escludersi dalla relazione triadica. E così, spesso si arriva ad un indebolimento della coppia e al mancato assolvimento della funzione separatrice del padre. Il padre essendo un personaggio “esterno” alla diade madre bambino, introduce il tema del terzo, della triangolazione, dell’altro, del limite, del confronto con l’alterità. È questa una delle funzioni più importanti del padre che permette al bambino di uscire dallo stato fusionale con la madre, separarsene e cominciare a sentire se stesso diverso da essa. Ciò pone le basi per la costruzione di una propria struttura psichica, separata da quella della madre che gli permetterà di sentirsi staccato, di sentire che è un individuo differente dalla madre, un’entità unica e incominciare un processo di individuazione. Inoltre accedendo ad una dimensione non più duale, ma triadica, può vivere la sua prima esperienza gruppale.  

La presenza del padre dunque, sottende il superamento dell’esclusività da parte del bambino, che per questo sperimenta la frustrazione generata dal fatto che vorrebbe avere la madre tutta per sé. Tale frustrazione inflitta dal padre, esperienza di dispiacere per il bambino, ha una funzione educativa fondamentale: il bambino può imparare e comprendere che non tutti i desideri possono essere soddisfatti. 

Il padre inoltre permetterà al bambino/a di confrontarsi con il maschile, qualcosa di molto differente rispetto alla madre e dunque per i maschi rappresenterà il prototipo con il quale identificarsi nel corso della crescita e del loro sviluppo psicosessuale, mentre per le femmine sarà alla base dei rapporti che struttureranno nel corso della loro vita con il genere maschile.

La figura paterna dunque permette di sperimentare la frustrazione, la conflittualità, ma anche di rinforzare l’autonomia, l’autostima e il senso di identità favorendo così la strutturazione della personalità. È importante però ricordare quanto sia fondamentale mantenere viva e salda la relazione di coppia che c’è alla base della relazione madre, padre, figlio, in quanto l’immagine genitoriale introiettata dal bambino, sia quella materna che quella paterna, deriva anche dalla rappresentazione mentale che i genitori stessi hanno del partner. Dunque risulta determinante anche ciò che ognuno dei genitori trasmette al proprio figlio: riconoscere il valore del proprio partner, ricordarlo al bambino, mettere in evidenza le sue qualità e la sua presenza significativa è un compito di entrambi i genitori che favorirà la costruzione della psiche del bambino in modo armonico ed equilibrato.

Dott.ssa Emanuela Sonsini

Riceve su appuntamento a Chieti

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emanuela.sonsini@gmail.com

Per approfondire

Renè A. Spitz il primo anno di vita del bambino, Giunti

Richard e Piggle, La figura paterna e le sue funzioni

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