Eddi. Da combattente contro l’Isis alla sorveglianza speciale

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credit foto: Left.it

Questo articolo parlerà di “Eddi”. Vuole essere un modo per far conoscere a chi magari è fuori da un certo tipo di informazione, quello che sta passando.

Maria Edgarda Marcucci, a cavallo tra il 2017 ed il 2018 parte come volontaria per il Rojava, Kurdistan occidentale.

La regione nel nord della Siria che si è organizzata sulla base di principi democratici dal basso, dove la popolazione si autogoverna sulla base di una società ecologica ed emancipata per le donne.

Il Rojava è, di fatto, una regione autonoma, creatasi nel 2012 a seguito della guerra civile siriana, non riconosciuta ufficialmente dal governo siriano.

Nel gennaio del 2014, i cantoni di Afrin, Jazira (Cizîrê) e Kobanê dichiarano la propria autonomia e, successivamente, approvano il Contratto Sociale del Rojava. La nuova forma di governo è basata sul confederalismo democratico formulato da Abdullah Öcalan, ispiratosi ai principi del municipalismo libertario e dell’ecologia sociale. Una forma di amministrazione politica non statale; flessibile, multi-culturale, anti-monopolistica, e avente come punti cardine, il secolarismo, il femminismo e l’ecologismo.

Le milizie che difendono i tre cantoni sono l’YPG(unità di protezione popolare) e YPJ (unità di difesa delle donne). La prima a formazione prevalentemente maschile, la seconda composta soltanto da donne.

Nel 2015 queste due milizie hanno prima respinto l’assalto dell’ISIS alla città di Kobane e poi unificato lo stesso cantone di Kobane, con quello di Jazira, eliminando così l’accesso dell’ISIS al confine con la Turchia.

All’inizio del 2018 è stata avviata, contro il nuovo “non stato” confederale, una massiccia operazione militare appoggiata dalla Turchia, denominata “Operazione ramoscello d’ulivo”, che ha portato alla caduta del cantone di Afrin. Durante questi scontri, secondo le fonti curde, sarebbero stati impiegati dalle forze filo-turche ex combattenti dell’ISIS.

Questo, a grandissime linee, è il contesto in cui Eddi decide di rimanere in Siria e di arruolarsi con le donne dello YPJ per combattere contro l’ISIS e contro la Turchia, da sempre nemico giurato del nuovo confederalismo democratico.

All’ inizio dell’estate del 2018 Eddi, dopo aver contrastato l’avanzata dell’ISIS al fianco del popolo curdo, torna in Italia e continua a dare il suo contributo per la rivoluzione del Rojava, impegnandosi in incontri in tutta Italia per raccontare quello che aveva visto e che aveva vissuto.

Fin qui tutto bene, o almeno, nessun elogio da parte di nessuno per quanto fatto, ma nemmeno nessun problema.

Nel gennaio 2019 però arriva a Maria Edgarda, e ad altri cinque ex combattenti italiani in Siria, la notifica della proposta di sorveglianza speciale. Il 17 marzo 2020 la sorveglianza viene convalidata dalla procura di Torino soltanto per Eddi.

La sorveglianza speciale prevede un limite alla libertà di movimento e riunione; obbligo di dimora dalle 21 alle 7; divieto di allontanamento dalla città di Torino; divieto di incontrare più di cinque persone; divieto di accedere agli spazi pubblici, compresi supermercati e bar; passaporto e patente requisiti; carta d’identità non valida per l’espatrio; l’obbligo di annotare ogni spostamento su un piccolo quadernino “la carta precettiva”.

In passato è stata messa in discussione la sua legittimità costituzionale e la sua conformità alla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali, in quanto può essere messa in atto anche solo sulla base di indizi, senza nessuna prova.

Eddi Marcucci è stata ritenuta un soggetto socialmente pericoloso. Avendo imparato l’uso delle armi in Kurdistan è stata ritenuta in grado di utilizzare queste competenze in Italia.

Il 23 dicembre 2020 è stato respinto, dalla stessa procura di Torino, il ricorso presentato dai legali dell’ex-combattente.

Da quel giorno due domande mi rincorrono. Perchè la sorveglianza è stata confermata soltanto all’unica donna e non agli altri ex-combattenti?

Basta aver fatto un addestramento militare ed aver partecipato a qualche manifestazione per poter essere soggetti a questo provvedimento?

Alla prima domanda chissà se si avrà mai una risposta (Eddi si è ritrovata, nel suo paese, vittima di quello che combatteva in Rojava? Vittima di una società maschilista e patriarcale dove un uomo addestrato militarmente può essere accettato, ma una donna no?), la seconda è una domanda retorica.

“Ci sono tra le 70 e le 100mila persone che si sono mosse in tutto il mondo per unirsi allo Stato Islamico. L’amministrazione della Siria del Nord, nella situazione drammatica che vive non è riuscita a gestire un percorso giudiziario per tutti questi jihadisti, avrebbe dovuto essere costituito un tribunale internazionale, tanto più che molti di loro sono cittadini dei paesi membri della coalizione internazionale che formalmente si è opposta a Daesh (ISIS).

Nessuno sta facendo nulla, si rimpatriano solo i casi in cui ci sono notizie certe,e nel frattempo passa il tempo e questo mette in pericolo tutte e tutti. Al tempo stesso però come singoli Stati ci si preoccupa di singoli membri dello YPG e YPJ. Non essere in grado di fare la differenza tra chi si è unito allo Stato Islamico e chi ha combattuto contro mi sembra grave e a chi non la capisce non metterei in mano le sorti della nostra società.”

Eddi in un’intervista a Dinamo press

L’unico modo che aveva Eddi per far conoscere la sua storia, dopo il provvedimento del marzo scorso, erano i social.

Dalla fine di dicembre 2020 i suoi account sono stati chiusi.

Ritengo che lavorare nel sociale e scrivere di “sociale” comporti anche la responsabilità di esporsi e di far conoscere alcune storie, alcune situazioni ai più sconosciute. La storia di Eddi è una di queste.

#iostoconEddi

#Eddilibera

Dott. Diego Bonifazi

Assistente Sociale a Roma

(+39) 3296614580

diego.bonifazi@yahoo.it

Per Approfondire:

– Roberta Lena – Dove sei?, People 2020

– Zerocalcare – Kobane calling, Bao Publishing 2020 edizione aggiornata​

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