La fiaba di Barbablù. La libertà di decidere

“Un uomo burbero e dalla lunga barba color blu cerca moglie. Decide di corteggiare tre sorelle: due lo rifiutano per via del suo aspetto fisico, mentre la terza, nonostante sia diffidente, si lascia convincere dalle ricchezze e dall’apparente gentilezza dell’uomo. Accetta dunque di sposarlo diventando padrona del suo immenso castello e dei suoi tesori.

Prima di partire per un viaggio, Barbablù lascia alla moglie un enorme mazzo di chiavi esortandola a godere di tutte le bellezze presenti nel castello di cui lei è regina. Le dice che può visitare ogni stanza della casa tranne una, dalla quale deve tenersi lontana e dove non può assolutamente entrare. La moglie, dopo aver invitato le sorelle, incuriosita dal divieto posto dal marito, decide di mettersi alla ricerca della stanza proibita e di aprirla. Al suo interno trova le precedenti mogli di Barbablù morte. Come lei avevano disubbidito all’ordine del marito e per questo erano state uccise.Le tre sorelle richiudono immediatamente la porta cercando di mantenere il segreto ma, in quel momento, la chiave che era servita ad aprire la stanza, inizia a sanguinare senza smettere. Al suo ritorno, Barbablù scopre subito l’accaduto e si prepara a uccidere la giovane moglie disubbidiente. Ella, però, riesce a prendere tempo con la scusa di un’ultima preghiera durante la quale, telepaticamente, fa accorrere i fratelli. Una volta arrivati riescono a salvare la sorella uccidendo Barbablù.”

La fiaba di Barbablù è stata trascritta da Charles Perrault nel XVII secolo e vanta diverse versioni provenienti dall’Europa dell’Est, i punti chiave, però, sono quasi sempre simili.

Questa fiaba è stata utilizzata, attraverso una lettura molto interessante e significativa, dalla scrittrice e psicoanalista Clarissa Pinkola Estés nel suo libro “Donne che corrono coi lupi”, all’interno del quale la protagonista della storia diventa metafora del risveglio istintuale della “donna selvaggia”.

Qui, però, voglio utilizzare la fiaba per parlare di relazioni e, nello specifico, del punto in cui iniziare a ragionare se ci sia o no qualcosa che non va.

Proviamo a dividere la storia di Barbablù in diverse fasi.

La prima parte corrisponde alla “scelta”. La nostra protagonista sceglie di sposare Barbablù anche se c’è qualcosa che non la convince, cede alle lusinghe del’uomo affascinata dalle sue ricchezze e dal suo comportamento gentile. Sembra convincersi dell’immotivatezza della sua  diffidenza, come se quella barba blu, simbolo dell’aspetto poco piacevole dell’uomo, fosse un po’ meno blu. Vi ricorda qualcosa questo comportamento? A volte può capitare di incontrare persone che non ci convincono a pieno, di sentire quella vocina nella testa che ci dice “no, meglio di no” e noi, per tutta risposta, concentriamo il nostro sguardo, aiutandoci con una lente d’ingrandimento, su alcuni aspetti positivi, eventualmente emersi, a cui attribuiamo più importanza di quella che forse realmente hanno. Cosa si cela dietro questo atteggiamento? Stiamo realmente scegliendo noi? Quando incontriamo l’altro lo facciamo portandoci dietro un bagaglio di esperienze che stiamo riempiendo dalla nostra infanzia. Ognuno ha il suo con le determinate caratteristiche che, inevitabilmente, influenzano le nostre decisioni. Spesso, in quel bagaglio, mettiamo il nostro “bisogno di avere l’amore”, un imprinting, delle nostre passate relazioni, fatto di adrenalina, fantasie e magia iniziale. Diventiamo dipendenti da queste sensazioni che ci fanno stare bene e, se non le proviamo per un po’, il rischio è di cercarle a tutti i costi convincendoci, a volte, di scegliere qualcuno in base a determinate caratteristiche quando, invece, avremmo dovuto attendere un po’ di più (per un maggior approfondimento si rimanda all’articolo Di vuoti e relazioni – ognuno si salva da solo). È una situazione nella quale, forse, ci siamo trovati un po’ tutti almeno una volta ma non preoccupiamoci, fa parte dell’esperienze che ci aiuteranno, insieme alla pazienza, all’ascolto e al lavoro su noi stessi, a commettere il meno possibile lo stesso errore in futuro.

Nella seconda parte della fiaba la nostra protagonista, diventata proprietaria degli averi del marito, sperimenta il bisogno della curiosità. Anche questa è una fase piuttosto comune nelle relazioni, trascorsa la parte iniziale dove le persone hanno condiviso le proprie esperienze e i propri spazi, si sente il bisogno di aprirsi alla curiosità che dia un ulteriore slancio alla relazione. Nella fiaba è il momento in cui Barbablù si rivela per quello che è realmente. La protagonista si ritrova a vivere in una falsa libertà, dove il marito condivide con lei solo quello che vuole farle vedere: “puoi aprire soltanto le porte che dico io”. La condivisione passata, dunque, è soltanto apparente e illusoria. Tolta la patina iniziale di perfezione, superata la fase idilliaca, ci ritroviamo a fare i conti con la realtà; emergono dei difetti del partner che proprio non riusciamo a mandare giù, oppure, inesorabili, affiorano i fantasmi delle diffidenze iniziali. Questa è una fase delle relazioni molto preziosa, in quanto è qui che si decide la maturità del rapporto. I partner stringono un nuovo patto ma per farlo devono compiere un passo fondamentale, affrontare le parti negative dell’altro. Nella fiaba, Barbablù tiene nascoste le sue parti oscure, mostrando come, fin dall’inizio, fosse mosso soltanto dal bisogno di avere in casa qualcuno da controllare, nonostante la giovane donna gli abbia già dimostrato di riuscire ad accettare alcuni suoi aspetti negativi, come ad esempio la sua poco piacevole immagine estetica. Spesso la speranza iniziale che le cose vadano bene, nonostante ci sia qualcosa che non ci convince, non è altro che un rimandare a data da destinarsi il confronto con la realtà. Ovviamente non esiste una situazione ideale, non esiste un amore perfetto, ma una relazione sana dovrebbe passare attraverso una fase che più o meno può essere riassunta così: “una persona deve mostrare le proprie parti negative lasciando l’altro libero di accettarle o andare via”.

La libertà di poter decidere è cruciale nella prosecuzione di una relazione soddisfacente. Nella fiaba, alla protagonista è vietata la possibilità di conoscere la realtà, di poter accettare o meno, secondo il proprio giudizio, le parti nascoste del marito. Dovrà scoprirlo da sola attraverso la propria curiosità e, una volta appresa la verità, non può più tornare indietro (la chiave insanguinata è simbolo dell’evidente consapevolezza dalla quale non si può fuggire).

La fiaba dunque, caratterizzata dal lieto fine, ci suggerisce l’importanza di essere liberi di poter conoscere l’altra persona e, conseguentemente, decidere di accettare o no i difetti emersi. Per fare questo, però, dobbiamo affrancarci dall’abitudine di tenere nascoste le parti di noi che ci fanno paura e che pensiamo possano allontanare il partner. Aprirci senza il timore di noi stessi è fondamentale per creare quello spazio all’interno del quale rafforzare la relazione e aumentare la fiducia in quello che si condivide con l’altro. Non è un percorso facile, ognuno ha i propri tempi e le proprie difficoltà, ma attraverso la curiosità e l’apertura a cambiare insieme si possono provare a scardinare quegli schemi che ci impediscono di aprire alcune porte.

Ricordiamo che la persona che abbiamo vicino dovrebbe esaltare la nostra individualità, invece di castrarla o censurarla. Quando sentiamo venire meno la nostra libertà di conoscere l’altro, quando percepiamo quelle sensazioni negative che ci suggeriscono di tacere, di fare finta di niente, di girarci dall’altra parte piuttosto che porre una domanda o chiedere una spiegazione, insomma quando sentiamo che ci viene chiesto di restare fermi a guardare, invece di essere attivi nel migliorarsi insieme, ecco forse quello è il momento di iniziare a farsi qualche domanda sulla propria relazione.

Amare liberamente, senza costrizioni imposte, è un percorso faticoso che necessita di un lavoro continuo, ma è l’unico strumento, come ci mostra il finale positivo della fiaba, per esser noi stessi ed esserlo in libertà.

“Non abbiate dunque paura di indagare il peggio. Soltanto così è garantito un aumento del potere dell’anima.” – C. P. Estés –

Dott. Luca Notarianni

Riceve su appuntamento a  Roma

cell. 3804739760

email: luca.notarianni@alice.it

Per approfondire

-C.P. Estés, Donne che corrono coi lupi, Ballantine Books, 1992

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