L’amico del cuore. Identità in adolescenza

Si parla spesso di rapporti di amicizia fusionali e problematici nella loro ambivalenza in adolescenza, eppure a volte l’amico può rappresentare davvero una risorsa a quest’età. Nell’amico si cerca qualcosa, s’investe di affetto una persona non solo per il rispetto e la condivisione ma anche perché i suoi tratti e il suo esserci hanno una funzione importante per noi: a volte colmano un vuoto, ci rispecchiano o assomigliano a una parte di noi. Durante l’adolescenza si sperimenta un contatto particolare con il proprio desiderio che inizia a pulsare e a muoversi in molteplici direzioni. Il senso di smarrimento che si prova dipende dal sentimento di non appartenenza alla cultura famigliare di origine e al bambino che si era e che aveva un posto ben preciso. Le amicizie in queste fasi esistenziali vengono vissute intensamente e gli adolescenti condividono esperienze profonde di ricerca della propria identità dove ci si fa da specchio e si sperimentano emozioni forti.

Cambiare è di per sé un’esperienza stressante a cui tendiamo inizialmente ad opporci, viene rotto un equilibrio costruito con fatica e si sente la frustrazione dell’instabilità che ne consegue. L’opposizione al cambiamento provoca un conflitto e una grande dispersione di energia. Riusciamo a lasciare andare queste resistenze quando crediamo che tutto sommato ce la faremo a crescere, a lasciarci andare e a ritrovarci.

La confusione tipica di quest’età crea energia psichica con cui si deve far qualcosa. Spesso questo qualcosa diventa esplorazione e l’avventura s’intraprende insieme all’amico del cuore con cui si cerca di avere un ruolo; soprattutto si cerca una conferma alla propria autenticità. S’instaurano spesso amicizie intense che aiutano a ricalibrare l’universo totalizzante della famiglia che si abitava da bambini. È un momento importante per quel lungo e complesso processo di individualizzazione dove si chiariscono i confini tra sé e l’altro scoprendo cosa è dell’altro e quindi cosa è proprio, in particolare rispetto ai propri genitori ma anche rispetto al resto del mondo.Rispetto al periodo dell’infanzia in questa fase si diventa più forti sviluppando funzioni cognitive più complesse, un sistema immunitario più maturo, maggiori capacità di resistere agli stressor fisici come fatica e infezioni, e anche agli stressor psicologici. In questa fase di sviluppo però le aree funzionali della corteccia prefrontale devono ancora finire di maturare. Le aree della corteccia prefrontale rendono possibile la pianificazione di obiettivi e azioni a lungo termine e l’inibizione della tendenza a mettere in atto i comportamenti, associati a un’emozione, in particolare quelli potenzialmente associati a un piacere immediato.Quando si dice che l’adolescenza è un’età a rischio s’intende proprio che a partire dallo stato dello sviluppo del suo cervello il ragazzo sperimenta delle difficoltà obiettive nel regolare il comportamento, nel controllo delle emozioni e nelle azioni impulsive e ci si mette più facilmente in pericolo. In questo senso anche le relazioni acquistano un significato particolare perché le emozioni che si vivono sono essere forti e di fronte all’incapacità di gestirle l’amico assume un ruolo costitutivo.

La famiglia insieme all’adolescente sente il peso del cambiamento della crescita del figlio. Non tutti i membri della famiglia hanno la flessibilità di accogliere l’esigenza di ristrutturazione famigliare che richiede il tempo dell’adolescenza: cambiano le regole, gli equilibri e i rapporti che crescono insieme al ragazzo o alla ragazza. Le coppie genitoriali si trovano a passar più tempo da soli, occasione per riscoprirsi non sempre facile da accogliere. La famiglia spesso riconosce l’importanza dei nuovi amici dei figli in questa fase e in alcuni casi le preoccupazioni per i cambiamenti del figlio vengono incanalate nella figura dell’amico che diventa una minaccia.

Costruiamo immagini stabili di noi stessi e delle nostre famiglie per riuscire a riconoscerci allo specchio anche se in fondo abita in noi una molteplicità di desideri contradditori che facciamo fatica a mettere insieme. Ci sono dei desideri che non vogliamo neanche vedere e a volte proviamo a segregarli in un angolo della nostra mente, rischiando di farli emergere all’improvviso o manifestandoli con la formazione di un sintomo. A volte questi frammenti del nostro essere risuonano in noi come un’eco, come il canto lontano di una sirena nella nostra mente che ci cattura e ci distrae da ciò che stiamo facendo.I

In fondo la bellezza dell’essere umano è proprio la sua complessità così come ci mostra un certo tipo di arte: c’è sempre qualcosa di più di ciò che mostriamo, dietro allo sguardo di ognuno si nasconde un oceano da esplorare. La scelta degli amici, quelli importanti, i più vicini al nostro cuore, è spesso indicativa di alcune parti di noi, di alcuni nostri desideri. È divertente osservare come a volte ci affianchiamo a persone apparentemente diverse da noi: caratteri molto introversi vicini a personalità istrioniche, persone impulsive con migliori amici iper-controllanti e precisi. Questo avviene tutta la vita ma le amicizie che si instaurano durante l’adolescenza hanno un sapore particolare, guardandosi negli occhi si vive un senso di rispecchiamento profondo. È proprio in quegli anni si scopre di essere fatti come delle matriosche russe e si cerca di esplorare ogni strato per arrivare al cuore.

Dott.ssa Clarissa Cavallina

Riceve su appuntamento a  Roma

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email: clarissa.cavallina@gmail.com

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