Rapporto madre figlio. Legame di vita

“Il contatto “pelle a pelle”, innesca nella mamma e nel neonato reazioni intime e forti, che pongono le basi del loro innamoramento. 

È un momento prezioso di intimità e di contatto profondo, che sancisce il passaggio dal rapporto di fusione che caratterizza la gravidanza ad una nuova forma di unione… potente e indissolubile.”
(Giulia Lino)

La comunicazione madre-figlio comincia sin dai primissimi giorni di vita, portando avanti quella  relazione già iniziata nel grembo materno durante la gravidanza.

La madre si prende cura del proprio bambino ed il modo in cui lo guarda, il tono della sua voce, il modo in cui lo tiene in braccio, forniscono al bambino esperienze di rilevante importanza in quanto trasmettono informazioni che riguardano lo stato emotivo ed affettivo della madre e dunque i sentimenti che nutre per lui. La madre gli trasmette amore ed in maniera del tutto naturale ed istintiva parla al proprio figlio, anche se a livello cognitivo egli non può ancora comprendere il messaggio.

Tuttavia i bambini fin dall’inizio della loro vita sono perfettamente in grado di estrapolarne il contenuto affettivo, il messaggio d’amore, ma non solo, essi sono in grado di percepire sé stessi attraverso lo sguardo della madre che rimanda informazioni preziose sugli stati emotivi. Attraverso questa magica comunicazione di sguardi, percezioni ed emotività i bambini possono ad esempio tranquillizzarsi se qualcosa grazie alle risposte della madre, che infondono tranquillità e sicurezza e che li solleva dall’ansia. In effetti la voce della madre, il suo tono e il suo contatto pelle a pelle fa sentire il bambino protetto, contenuto e contemporaneamente egli inizia a conoscere i suoni delle parole.

Sono sicura che tutti sanno quanto sia particolare e magico il rapporto che nasce tra una madre e il suo bambino, tutti hanno conoscenza, perché l’hanno sentito dire o perché l’hanno visto o perché sono madri, che si manifesta un particolare intuito della madre che rende quasi magica l’abilità con la quale riesce a riconoscere i bisogni del bambino ed a comprenderli, anche quando questi appaiono incomprensibili. Nota è la sensibilità che le madri hanno nel destarsi dal sonno al minimo rumore del figlio appena nato e l’indifferenza invece nei confronti di qualsiasi altro rumore…Ad ogni modo, durante i primi mesi di vita il bambino è nello stadio preverbale e comunica attraverso il pianto, i vocalizzi, lo sguardo, il sorriso e le espressioni facciali e gestuali. Attraverso la comunicazione non verbale il bambino interagisce con la madre e allena la prima forma di comunicazione che darà vita poi allo sviluppo del linguaggio.

Per il lattante risulta di notevole importanza il clima in cui egli stesso è immerso, un clima affettivo materno che permette il fluire della comunicazione, dal neonato alla madre e dalla madre al neonato in un processo circolare.

Il bambino vive una costante interazione con la propria madre, che rappresenta “l’ambiente” del bambino stesso. Questo delicatissimo momento di vita è caratterizzato dal fatto che il bambino e la madre comunichino attraverso la sensorialità, ma più esattamente attraverso l’affettività. Infatti il bambino prima di sviluppare capacità intellettive e cognitive superiori vive di emozioni e di percezioni: riconosce il volto della madre, il suo odore, la sonorità delle sue parole e la tonalità della sua voce. La presenza della madre è essa stessa una stimolazione per il lattante.

Attraverso la relazione/comunicazione tra la madre e il proprio bambino verrà favorito a poco a poco lo sviluppo della personalità del bambino. Ciò avviene grazie al fatto che la madre capterà ciò che provoca piacere nel bambino e ciò che invece non gradisce. Dunque la madre riuscirà, attraverso un atteggiamento che si predispone all’ascolto affettivo del proprio bambino, a comprendere i messaggi del bambino e potrà dunque dirigerlo verso le sue preferenze. Sono movimenti inconsci che prendono vita da entrambi i soggetti e che, in una situazione favorevole nella quale la madre accoglie i messaggi del bambino relativi ai suoi bisogni, ai suoi desideri e ai suoi timori, vengono percepiti stimolando una risposta nella madre.  La madre e il bambino dunque sono costantemente immersi in una relazione e in una comunicazione che non è unilaterale ma che vede entrambi i soggetti coinvolti in una serie di interazioni. Nei primi tre mesi le esperienze del bambino sono esperienze esclusivamente appartenenti alla sfera affettiva e dunque è proprio l’approccio affettivo della madre che fa da orientamento al bambino.

È meraviglioso come questa fase di vita sia un vero e proprio mondo affettivo ed emotivo, dove le informazioni che circolano sono essenzialmente legate alle emozioni, precursore dello sviluppo della personalità del bambino, delle sue capacità e abilità, delle sue preferenze, del linguaggio…

Ciò ci fa capire che noi stessi siamo fatti di emozioni ed affetti, una dimensione che fa parte di noi e che non dovremmo mai dimenticare.

Dott.ssa Emanuela Sonsini

Riceve su appuntamento a Chieti

(+39) 3703389579

emanuela.sonsini@gmail.com

Per approfondire

R. Spitz, Il primo anno di vita del bambino. Genesi delle prime relazioni oggettuali, Giunti-Barbera, Firenze, 1972

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