Resilienza Familiare. Oltre il dolore, la forza dei legami

“C’era una volta una conchiglia… Se ne stava in fondo al mare cullata dalle onde, sfiorata dal passaggio sinuoso di pesci colorati e cavallucci marini, fino a quando… una tempesta giunse a lei, sconvolgendole la vita.

La violenza delle onde la capovolse più e più volte facendola girare, rotolare, urtare, trasportandola lontano fino a che, ammaccata e dolorante, si fermò. Stava cercando di capire dov’era finita quando, improvvisa, una fitta allucinante la trapassò. Che stava succedendo ancora?

Ah ecco! Attraverso le valve, nello stravolgimento di prima, era riuscito ad intrufolarsi un sassolino che, pur piccolo, aveva contorni spigolosi ed appuntiti. Sulla carne viva faceva proprio male…

La conchiglia provò a muoversi ed a “sputarlo” fuori, ma senza risultato. Tentò e ritentò anche nei giorni seguenti.

Il dolore non passava. Pianse, e pian piano le sue lacrime ricoprirono il sassolino. Strano, il dolore iniziava ad attenuarsi. Cercò ancora di eliminarlo, ma ormai faceva parte di lei.

Tra le maglie della rete, assieme ai pesci, un pescatore vide una conchiglia. La aprì e, meraviglia, si trovò tra le mani ruvide e callose una perla bellissima, rilucente. La girò e rigirò: perfetta!

Disse l’ostrica a un’altra ostrica sua vicina: «Ho dentro di me un gran dolore. È qualcosa di pesante e tondo, e io sono allo stremo».

Replicò l’altra ostrica con altezzoso compiacimento: «Sia lode ai cieli e al mare, io non ho nessun dolore in me. Sto bene e sono sana sia dentro che fuori».

In quel momento passava un granchio e udì le due ostriche, e disse a quella che stava bene ed era sana sia dentro che fuori: «Sì, tu stai bene e sei sana; ma il dolore che la tua vicina porta in sé è una perla di straordinaria bellezza».” (Gibran)

Che cos’è quindi la perla se non il risultato di un dolore intenso che si è trasformato in oggetto prezioso?

Cosa c’è alla base di questo processo adattivo e straordinario?

La risposta, in una sola parola: Resilienza. In psicologia, la resilienza rappresenta la capacità delle persone di fronteggiare eventi stressanti o traumatici e di riuscire a riorganizzare in modo positivo la propria vita, nonostante le criticità (per maggiori approfondimenti si rimanda all’articolo “La Resilienza. I veri Eroi sono quelli che resistono”).

Questa capacità di autoripararsi dopo un danno e di riuscire a ripristinare uno stato di equilibrio sembra essere una condizione essenziale ai fini di un buon adattamento.

Ma dipende tutto solo dall’ostrica? O piuttosto, sono una serie di fattori ad essere corresponsabili di questo straordinario processo?

In fondo, il sassolino che penetra nel guscio è un elemento perturbante che genera la rottura di un equilibrio; ma, senza di esso, l’ostrica non produrrebbe la madreperla, risorsa interna che le permette di reagire alla minaccia rappresentata dal sassolino; al contempo, la perla è generata in un contesto specifico, l’ambiente marino, che consente all’ostrica di sviluppare al massimo il suo potenziale.

La particolarità di questo processo è che nessuno degli elementi sopra riportati (sassolino, ostrica, ambiente marino) da solo, sarebbe in grado di produrre una perla.

La resilienza infatti, non è solo una questione di dotazione interna.

Dare centralità esclusivamente agli aspetti di tipo individuale delle persone resilienti, sarebbe piuttosto riduttivo perché porterebbe ad avere una visione troppo focalizzata sul singolo, e poco incline a considerare l’influenza del contesto di riferimento. E qual è il contesto specifico, il primo ambiente sociale in cui l’individuo sviluppa le sue competenze sociali? Naturalmente, la famiglia. Solo allargando lo zoom infatti, si può cogliere la meravigliosa complessità dell’azione reciproca di risorse interne e risorse familiari.

È quindi nell’interdipendenza tra individuale e relazionale che origina la resilienza.

Del resto, un evento avverso non riguarda mai solo un singolo individuo, ma ha un impatto sull’intero sistema familiare e le modalità con cui la famiglia accoglie la sofferenza, dà voce al dolore e offre contenimento e protezione, influenzano le capacità di recupero e di resilienza di tutti i suoi componenti.

La vita pone di fronte a innumerevoli sfide e nessuna famiglia è immune da difficoltà.

Ma sono proprio le prove più difficili, le battaglie più dure, le sofferenze più profonde a portare con sé un enorme potenziale trasformativo.

Nonostante il legno scheggiato, i colori opachi e le macchie di muffa, ciò che resta è bello, forse ancora più splendido” (Cyrulnik).

In altre parole, al verificarsi di eventi avversi, risorse interne e risorse familiari devono essere adeguatamente compresenti per far sì che le persone coinvolte possano mettere in atto strategie efficaci di adattamento ed uscire quindi rafforzate dalla crisi.

La famiglia felice non è quella dove non succede mai nulla di brutto; è quella in cui, quando qualcosa di brutto succede, quando le cose vanno male per uno dei suoi membri, tutti gli altri lo sostengono e fanno dei suoi problemi il problema di tutti, e colui che ne è causa o che ne soffre non viene colpevolizzato, ma è anzi sostenuto” (Bettelheim).

E allora ogni tempesta della vita familiare, ogni nuovo scossone, potrà essere ridefinito in una cornice familiare che rende narrabile la propria esistenza; che riconosce il diritto alla sofferenza e che accoglie e comprende il dolore trasformandolo infine in “perla” preziosa.

Dott.ssa Valentina Moffa

Psicologa e Pedagogista Clinico

Riceve su appuntamento ad Aprilia

(+39) 320.7529083

email: valentina.moffa@gmail.com

Per Approfondire:

Bettelheim, B., 2005, Un genitore quasi perfetto, trad. A. Bottini, Feltrinelli ed., Milano.

Cyrulnik, B., 1999, Il dolore meraviglioso, trad. it. Frassinelli, 2000.

Gibran K. 2016, Il Profeta – Il Giardino del Profeta – Il Vagabondo, ed. Mondadori

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