Il boomerang delle emozioni. Viverle o evitarle.

Il bacio, Hayez 1859 – Pinacoteca di Brera

Antonino Ferro spiega come l’evitamento delle emozioni sia un’attività principale delle nostre menti, sia di quelle patologiche che di quelle ben funzionanti. Egli parla di proto-emozioni, ovvero primitivi dati sensoriali che in alcuni casi vengono raccolti, contenuti e trasformati in emozione, in altri casi, essendo in esubero, vengono evacuati. Secondo Ferro, però, quando una modalità di evacuazione prevale nettamente sulle altre diventa un sintomo. Per fare alcuni esempi: vi sono meccanismi evacuativi di proiezione all’esterno che danno vita a fenomeni come paranoia, schizofrenie e allucinazioni; meccanismi di evacuazione nel corpo che danno vita a malattie psicosomatiche. Se la strategia è quella dell’evitamento degli stati proto-emotivi si ha l’ossessività; se la strategia è il controllo, l’ipocondria. Insomma, vi è tutta una serie di attività evacuative della nostra mente che sono vitali e la differenza fra funzionalità e patologia risiede nella modalità e nell’intensità con cui questo processo viene affrontato. Alcune persone non vivono passioni brucianti e si spengono nella routine, nella ripetitività, nella noia, pur di tenere un basso profilo di emozioni circolanti. Le emozioni non vissute possono generare in seguito paura, insicurezza e persecuzione. Se è vero però che un’attività della nostra mente è quella di difenderci dalle emozioni, è anche vero che vi è un’altra funzione che cerca di ricontattare quanto viene espulso, segregato o comunque messo a distanza.

Prendiamo il caso di P. un paziente di 38 anni che venne in seduta sei mesi fa per degli attacchi di panico. Aveva perso il padre un anno prima e da allora non lo aveva mai pianto: a detta sua il motivo era che si doveva far forza necessariamente per i fratelli più piccoli e la madre, affranta dalla perdita del marito. Si era fatto carico di tutte le pratiche per la successione ereditaria e di altre necessarie incombenze che, sommate al suo lavoro, gli occupavano tutta la giornata. Generalmente in seduta parlava di quanto fosse difficile portare avanti tutto questo, mai un accenno al padre. Quando facevo delle domande a riguardo dava risposte brevi, non mostrando alcun tipo di emozione. Finché un giorno, ad una di queste domande, scoppiò in una crisi di pianto lunga e ininterrotta. Quel giorno terminammo la seduta con lui che disse: “Mi sentivo come se stessi reprimendo un’emozione da troppo tempo”.

È proprio vero, a volte le emozioni sono come dei boomerang, più le lanci forte e più tornano indietro veloci. 

La prima volta che mi posi la domanda sul diverso modo di vivere le emozioni fu quando andai a vedere “Titanic” al cinema: ero poco più che un ragazzo e mi ricordo che andai insieme ai miei compagni di scuola. La sala era piena e per quasi tutta la durata del film la trama e gli effetti speciali innovativi tennero incollata l’attenzione di tutti al grande schermo. Quando giunsero i titoli di coda e si riaccesero le luci, vidi che c’era chi piangeva e chi invece sghignazzava. Mi chiesi in effetti se chi stesse ridendo lo facesse per nascondere le proprie emozioni o perché effettivamente fosse rimasto indifferente. A chi di noi non è scesa una lacrima ascoltando una canzone che avesse un significato personale, o riso a crepapelle una sera con gli amici, o avuto palpitazioni la prima volta che si è innamorato? La vita è fatta di emozioni, possono essere piacevoli o meno, possiamo viverle o evitarle, ma non possiamo negarne l’esistenza. 

Ad essere sinceri, persino al giorno d’oggi, vi sono domande sulle emozioni, sul loro ruolo e sul loro sistema, a cui è difficile dare risposta. A parte alcuni casi, come l’alessitimia (per approfondimenti si rimanda all’articolo “Alessitimia- quando il corpo mette in scena l’emozione” nella rivista del mese di Dicembre), che comporta difficoltà nel riconoscere e descrivere i propri e gli altrui stati emotivi, l’anedonia che riguarda l’incapacità di provare piacere ed alcuni disturbi di personalità che influenzano l’emotività, siamo tutti in grado di provare emozioni, riconoscerlo ed ammetterlo; persino la noia è un emozione. 

Dott.Andrea Rossetti

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Per approfondire:

Couyoumdjian A., Del Miglio C., (2006) Psicologia Generale. Borla s.r.l. Ed. Roma

Ferro A., (2007) Evitare le emozioni, vivere le emozioni. Raffaello Cortina Ed. Milano

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